Le idee si sa, nascono a tavola. Di preferenza la sera.
Il 24 aprile per l’esattezza.
C’è la pandemia, la quarantena, il lockdown, le terapie intensive.
Poche. Troppo poche.
I morti. Troppi morti.
C’è Conte che parla e dice #iorestoacasa. E voi pure.
C’è il telegiornale, c’è “Speciale Porta a Porta”, “Speciale Tg1” che è uguale al 2, al 3 e a tutti gli altri.
C’è Zero Calcare e “Rebibbia Quarantine”, i Proiezionisti Anonimi e i ceci sulla facciata del palazzo.
C’è la gente stufa e annoiata. Spaventata. Abbandonata.
Ci sono gli Anziani. Preziose stelle dimenticate da un'Italia ingrata.
Ci sono famiglie e coppie che scoppiano.
Intrappolate in una nuova estranea convivenza dove non esiste finzione.
In appartamenti troppo stretti per scappare via.
E questi bambini. A cui abbiamo rubato la scuola, i compagni, i prati, le bici e i campetti di pallone.
C'è la didattica a distanza e i gruppi whatsapp che ribollono di emoticon di mamme esaurite e saccenti.
Piattaforme per tutti i gusti e linee internet che singhiozzano. Anche loro.
Mentre prepotente si impone nelle case un nuovo datore di lavoro. Se c'è lavoro.
Si chiama smart working.
E c’è la rete. Facebook su tutto.
Vedette di ogni età che trascorrono il tempo infinito affacciate alla finestra del bagno, nascoste quatte quatte dietro la tenda bianca.
Fotografano dall'alto sperimentando nuove inquadrature.
Un post ad effetto e pubblica ora.
E odia ora.
Animali, cose e persone.
Spuntano droni per monitorare la situazione fila al supermercato. Mentre novelli chef preparano e impiattano pastasciutte. In una estenuante gara di like con insospettabili pizzaioli, fornai e pasticceri. Alla ricerca costante di farina e lievito di birra.
Qualcuno si allena in soggiorno. Con le bottigliette dell'acqua che fanno da pesi.
Per smaltire i bagordi, figli dell’ozio, di quella farina e di quel lievito di birra.
Ci sono i Medici, gli Infermieri e i Volontari. Veri Angeli di questo tempo. Grazie.
E poi ci sono i balconi. Ah, i balconi.
Ogni pomeriggio alle 18 si va di Inno. E tutte le bandiere e i cuori al vento.
Ma una sera ecco un signore che in un'altra vita avrebbe desiderato fare il dj.
Invece fa l'impiegato E l'hanno messo in cassa integrazione.
Ma è emozionato e gli sorridono gli occhi. Perché finalmente sarà il protagonista dello spettacolo.
Si muove sicuro sul palco del suo terrazzino che profuma di basilico e geranio.
E accende fiero uno stereo. E alza il volume.
Arriva un altro signore, un altro e un altro ancora. Un altro terrazzo. Un altro stereo.
Prima in quel palazzo, poi in quello a destra, poi in quello della via del bar.
E giù di Mia Martini, Pooh e Pink Floyd.
E l’immancabile Roma Capoccia.
In un medley intimo e strampalato.
Dunque dicevamo. La sera del 24 aprile. A cena.
Mi sono detta che forse era il momento giusto.
Una bella Radio di Quartiere.
Ma sì. Adesso me la invento.
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