Erano i '90. E qualcuno continuava a dirmi:
"Hai una bella voce. Dovresti provare "a fare Radio"
Presi l'elenco del telefono, ne cercai una vicino casa e chiamai.
Appuntamento in un palazzetto abusivo di borgata. E un profumo misto di minestrone, muffa e magia che ti prendeva fitto alle narici appena aprivi il portone scavicchiato.
Primo piano senza ascensore.
La porta aperta di un appartamento e un viavai di maschi. Solo maschi.
E l'aria era gonfia di sudore, cuffie e dischi.
Le macchie umide e scure di caffè che si appiccicavano tra le scarpe e il pavimento...
Polvere bianca in bagno. E sigarette, cartine e pasticche da assaggiare.
Divani sgualciti, strappati. Le stanze chiuse a chiave da dentro.
Quante notti, intro, quante canzoni.
Quante voci, quante storie.
Quanti Amori ho visto passare. Inutili e svelti. Amori bugiardi.
Qualche Amico rimasto nel tempo.
Più di vent'anni sono scappati via.
Ma penso spesso a quel palazzo di borgata.
Lì cominciò il lungo viaggio con la mia più fedele compagna.
Lei. Sempre qui al centro di me.
Oggi più di ieri.
La Radio. 💕
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